La valle del Vo

La valle del Vò si apre poco prima dell’abitato di Schilpario, nei pressi del piccolo borgo di Ronco, fra il Monte Bognaviso (2287 mslm) e il Pizzo Tornello (2687 mslm); sul fondo scorre il fiume Vò che da il nome all’intera vallata.


La Cascata del Vò è tra le principali mete estive della Val di Scalve;
in circa mezz’ora si raggiunge una meravigliosa cascata formata da l’omonimo torrente: un salto di 25 metri immerso nel verde dei boschi.

Percorso:

Il sentiero che porta alla cascata è largo, ben battuto e segnalato.
Non presenta difficoltà e per questo è adatto per una gita fuori porta con i bambini.

Lasciato il ponte della provinciale (SP 294)  e prendendo a destra la stradina asfalta che costeggia il fiume, si può visitare la valle seguendo un percorso ad anello che parte nei pressi del ristorante Chalet del Vò (ora chiuso per inattività).
Una volta trovato posteggio negli ampi spiazzi lungo la strada che costeggia il torrente Vò, si prosegue a piedi sulla strada che si trasforma in mulattiera e sentiero CAI n. 413/a, che prosegue fino alle cascate.

La vegetazione alterna boschi di abete rosso, pino mugo, ontani e noccioli. La fauna è ricca di camosci e altri animali selvatici.

Una volta incamminati sulla mulattiera prestate attenzione a non prendere al bivio il sentiero sulla destra (CAI n. 414) che vi porterebbe, dopo una lunga camminata, al Passo del Venerocolo e quindi in Valtellina (Aprica).

Alle pendici della cascata è presente un’area picnic dove poter sedersi.
Non sono presenti cestini e quindi i propri rifiuti (anche vegetali) vanno riportati a casa.


Curiosità:

Sul tragitto si trova un esempio di “poiat”, una struttura di rami e tronchetti di legna attua alla fabbricazione del carbone di vitale importanza per le genti che un tempo abitavano la zona.

L’antica mulattiera del percorso in passato veniva sfruttata per raggiungere “la reglana” un forno di fusione del minerale (del quale ne rimane traccia poco prima della cascata). La Val di Scalve, per secoli, sviluppò il lavoro in miniera che diede ferro già ai tempi dei Romani.   Vedi Parco minerario A.Bonicelli.


Pochi metri prima della cascata, l’anello del percorso prosegue su una passerella di legno che porta sull’altra sponda del fiume.

Risalendo il sentiero nel bosco si incrocia la mulattiera sentiero (CAI n. 413) che a destra sale verso il Rifugio Tagliaferri, mentre tenendo la sinistra riporta al piccolo borgo di Ronco.

Sul ritorno si può osservare nei pressi di uno spiazzo verde, un altare di roccia squadrato che presenta sulla sommità una coppella  e sul lato una croce: è un altare druidico, usato un tempo per cerimonie rituali e che testimonia la presenza dell’uomo fin dall’antichità.

Giunti al borgo di Ronco, con qualche centinaio di metri sulla strada asfaltata si può ritornare al punto di partenza.

 La cascata del Vò, durante il periodo invernale, ghiacciando diventa meta apprezzata per gli appassionati di fotografia e gli arrampicatori su ghiaccio.


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Informazioni sul percorso

  • Dislivello: Fino a 500
  • Sentieri CAI: 413/a - 413

Informazioni sulla scalata

  • Difficoltà: Facile