Fucina di Teveno
La Fucina di Teveno rappresenta l’unico esempio superstite di fucina di finitura dell’intera Val di Scalve, anche se in epoca antica ce n’erano circa 30.
La fucina è situata sull’antica strada della Valbona, importante via di comunicazione fra la Valle Camonica (BS) e l’alta Val Seriana (BG); nei pressi si trovavano anche una segheria e un mulino a macina: tutti insieme costituivano una sorta di distretto industriale.
Un po’ di storia
I primi documenti che accennano alla Fucina di Teveno risalgono agli inizi dell’800. Per esattezza, nel 1833 ne era proprietario un certo Lorenzo Morzenti, mastro ferraio.
Dopo tale data, molto probabilmente la fucina rimase chiusa, poiché non si hanno altre notizie riguardo la sua attività. La nuova proprietaria – tal Fiorina Picini – non sapeva neppure che l’edificio fosse suo! A quanto pare, le fu intestato per errore (dall’atto: “… fabbricato ad uso fucina venne erroneamente intestato alla preposta Picini Fiorina ...”). Così, nel 1881 la signora decise di cedere la proprietà della fucina (con regolare atto) a Teresa Boni, moglie di Giuseppe Arrigoni di Teveno (trisnonno dell’attuale proprietario, Fabio Morzenti).
Alla morte di Giuseppe la fucina passò al figlio Cesare Arrigoni. Da quel momento, la fucina riprese sia l’attività di riparazione che di produzione. Ciò è testimoniato anche dal fatto che gli attrezzi erano marchiati con l’acronimo A.C. (le iniziali del nuovo proprietario): la qualità del lavoro della Fucina di Teveno era conosciuta in tutta la valle e anche nelle località confinanti.
Alla morte di Cesare, i figli apportano migliorie strutturali e tecnologiche alle attrezzature; proseguirono l’attività fino agli anni 60 per poi chiudere definitivamente.
Cos’è una fucina di finitura?
È un luogo dove si svolgeva la lavorazione di vari oggetti a partire dal materiale fuso; con “lavorazione” si intende sia il processo di produzione che l’eventuale riparazione.
Si potevano lavorare attrezzi di media/piccola dimensione utilizzati nei vari mestieri dell’epoca, come vanghe, zappe, badili, scalpelli, chiodi, lime… Ma nella Fucina erano prodotti anche vari tipi di chiodi, di dimensioni e caratteristiche diverse a seconda del loro utilizzo finale.
Fra i tanti meccanismi ed attrezzi visibili nella Fucina, il ruolo di protagonista appartiene sicuramente alla tromba idroeolica, uno dei pochissimi esempi rimasti in Italia!
Ideata dal Maestro Leonardo Da Vinci, la tromba idroelica aveva lo scopo di eliminare ingombranti e complicati funzionamenti meccanici a carico dei mantici: la pressione (cioè spostamento d’aria) creata dalla caduta dell’acqua si incanalava fino alla forgia per soffiare sul carbone ardente, in modo da sviluppare il calore necessario a scaldare il ferro.
La tromba non è attualmente funzionante, ma si trova in uno stato di conservazione molto dignitoso e costituisce il punto di forza dell’intero progetto di riqualificazione.